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Era salito al potere mostrando particolare abilità organizzative all'interno del partito. Era un abile manipolatore, autodidatta nell'arte di dividere i suoi nemici e indebolirli fino a farli andare in pezzi. Aveva fatto questo ai comunisti e ai baathisti rivali e aveva tentato di farlo con i curdi e i religiosi sciiti. Confidava ora di poter impiegare queste sue abilità a livello globale. Avrebbe giocato con entrambe le superpotenze e avrebbe usato la loro rivalità per trarne profitto. Saddam Hussein non era un intellettuale come Aflaq, né un trascinatore di masse come Fuad al-Rikabi, eppure desiderava disperatamente l'adulazione da parte della gente. Non era neanche originale, in alcun senso della parola. Anche il culto di personalità che egli istituì era modellato su quello di Stalin, Mao e Kim Il-Sung. Ma la persona cui davvero sognava di somigliare era Gamal Abdel Nasser. Il leader egiziano era morto da tempo, ma la sua memoria era ancora onorata dalla gente. Saddam Hussein voleva riempire quel vuoto. (it) |