Mention505180

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so:text l'antiumanesimo è un fatto caratteristico di certe filosofie contemporanee che a prima vista sono agli antipodi di quella che Severino difende. Sono infatti le filosofie che negano l'Essere e affermano l'apparenza nel suo disordine, nella sua accidentalità, nei giochi arbitrari di cui l'uomo stesso è il risultato casuale. Insistendo sulla differenza tra l'apparenza e l'Essere, queste filosofie attribuiscono all'apparenza, che per esse è la sola «realtà» di cui si possa parlare, i caratteri opposti a quelli dell'Essere parmenideo. Severino invece insiste su questi caratteri e nega gli altri. Ma anche egli riduce l'uomo al dominio dell'apparenza e lo vede in esso risolto. «Nel linguaggio dell'Occidente» egli dice, «l'"uomo", "io", "tu", "gruppo", "popolo", "classe sociale", sono parole che esprimono le forme assunte dalla persuasione che isola la Terra, ossia le forme dell'alienazione della verità». In altri termini sono «forme dell'errore». E così l'uomo e il suo mondo sembrano liquidati. Ma l'errore di cui si è detto non può essere commesso che dal Destino e così si può scorgere nell'uomo «l'apparire del Destino» cioè la dimensione nella quale solo è possibile «l'accadimento del mortale» con tutto ciò che esso implica. (it)
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so:description Ricordi di un filosofo (it)
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