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Quei bei signori paffuti, polputi, infronzoliti, orgogliosi dell'antichità familiare, che i nostri avi nutrirono per tanti secoli, non sono né sepolti nell'oblio, né svaniti nel nulla. Tutte le loro forme son vive tra noi: gli ultimi discendenti han cambiato vesti e costumi, ecco tutto: era naturale. Si sono un po' assecchiti, e i loro costumi son meno sgargianti e i loro gesti forse meno definiti: ma tutta la modernità è così. E vivono bene, e sono molto più conosciuti che un tempo non fossero i loro avi. Ognuno di noi li frequenta, senza metter piede né nelle accademie né nei salotti letterari, passano continuamente ogni giorno sotto il naso di quei professori che li dichiarano morti o banditi. Hanno forse nomi più volgari o non ne hanno affatto. Ma vivon più lesti di quando ne avevano uno ben sonoro, di quando li aspettavano, sontuosa tomba di famiglia, la pubblica e la privata biblioteca e lo schedario dei dotti.
E vivono molto vicino a noi, a tutti, dove? Nelle colonne del giornale quotidiano. (it) |