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Noi soldati polacchi, per la nostra e vostra libertà, abbiamo dato l'anima a Dio, i corpi al suolo d'Italia e i cuori alla Polonia". In questa frase – carica di significati – è racchiuso il nucleo dell'amicizia che lega Polonia e Italia, un'amicizia nutrita da contatti culturali intensi, da sensibilità comuni, da una condivisa, e spesso sofferta, aspirazione alla libertà, sin dalla partecipazione alla Giovine Europa di Mazzini e alle guerre di indipendenza. Gli italiani che sacrificarono la loro vita nella "Rivolta di gennaio", guidati da Francesco Nullo, erano condotti dallo stesso spirito che animava i coraggiosi soldati polacchi, agli ordini del Generale Anders, il cui ricordo è costantemente vivo e radicato. Coloro che qui combatterono e caddero, lo fecero per liberare l'Italia dal nazifascismo, e per rendere possibile la nascita di una nuova Europa, i cui popoli, abbattute le ultime barriere che troppo a lungo hanno diviso il nostro Continente, potessero sentirsi uniti. Come oggi possono dirsi, in un'Europa finalmente libera dal giogo della dittatura e del conflitto. Un'Europa della libertà contrapposta a quell'Europa della prevaricazione e degli orrori di cui furono testimoni, tra gli altri, due straordinarie personalità che quest'anno ricordiamo, nel centenario della loro nascita, Gustaw Herling e Primo Levi. (it) |