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Rientrava, svariava, scattava, trascinava. Una furia, sull'intero fronte d'attacco, di quelle che la porta la sentono senza bisogno di vederla . Con la tifoseria bianconera fu amore a prima vista. Non solo il ragazzino ci dava dentro come un matto, con quegli strappi improvvisi, con smarcamenti continui che era l'istinto a dettargli, con la generosità a tutto campo, con quei fior di gol che segnava. Ma prima ancora per la sua sicilianità, in un'epoca in cui era stata una vera e propria migrazione di massa dal sud a dotare gli stabilimenti torinesi della Fiat di nuova manodopera: non a caso i più amati dal Comunale bianconero di quegli anni furono il catanese Anastasi, il leccese Causio, il palermitano Furino. E quando dopo tanto tempo e non poche disavventure, Anastasi tornò in quello stadio con la maglia dell'Ascoli , un suo gol che condannò la Juve alla sconfitta fu salutato da un'ovazione del pubblico che scattò in piedi commosso. (it) |