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Stanco dal lungo viaggio nella Preistoria, l'Indagatore riprese la via del ritorno e giunto all'età mitica riaprì gli occhi e guardò attraverso l'ampia fenditura della Grotta delle Felci che affaccia sul mare e sovrasta la Piccola Marina – quel paesaggio ancora favoloso, vibrante di ricordi omerici.
Ma che avveniva?
Dal mare odisseo veniva l'eco di un canto antico, dalla costa, tutt'intorno, riverberava il suono della più dolce melopea che abbia mai cullato i sogni degli uomini. Lo Scoglio delle Sirene s'era improvvisamente popolato di esseri favolosi... vaghissime fanciulle che, a differenza delle bagnanti usuali nei loro indecorosi costumi, vi si diportavano completamente, decentemente ignude.
Dalla nebbia sciroccosa del passato era emerso un pentacotero dalla sagoma pelagica che a voga forzata arrancava verso il lido. Ulisse, legato all'albero, smaniava...
–Che vuol dire tutto ciò? – mormorò trasognato l'Indagatore, lasciandosi sfuggire dalle mani la calotta cranica dell'Uomo Primitivo.
Il frammento di cranio, battendo sul suolo, rimbalzò e sussultando, con una voce lontana che veniva dalla Preistoria disse:
– È il Mito; il primo mito di questo Mare e di quest'Isola: la più bella favola del mondo. (it) |