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Ventiquattro mesi senza toccare pennelli e colori: un time-out necessario a smaltire quattro anni di sbornia astratto-informale. Poi, d'improvviso, un pomeriggio del 1958 – la città è Parigi, la stagione è l'inverno – al pittore, unico inquilino di rue Jean Zay, a Montparnasse torna la voglia di dipingere. A propiziare il miracolo è l'opulenta nudità di una giovane amica esaltata dalla luce che filtra dalle vetrate alte sette metri dello studio appartenuto ad un scultore di successo: Poisson, allievo di Rodin. L'atmosfera si fa sciamanica: il pennello, un tutt'uno con la mano del pittore, insegue con segni veloci e sicuri la danza degli occhi, un vertiginoso ping-pong tra la modella e la tela. Un quarto d'ora ed è tutto finito: Juliette può rivestirsi e allontanarsi dall'atelier. Quanto al pittore, interiormente esausto, rimane ancora un po' davanti al cavalletto a guardare in silenzio il suo Nudo in piedi, una piccola tela dove sono rimasti impigliati per sempre il profumo, lo charme, la gioia di vivere della bella parigina: una piccola tela ma capace di contenere un grande urlo liberatorio: se ancorata alla realtà, la pittura è ancora possibile! Riconsacrato alla tavolozza , Paolo Vallorz può riprendere il cammino interrotto nel 1956. Manca solo un gesto purificatorio e lo esegue: ricompra le sue poche tele astratte e vi ridipinge sopra: un gesto da leggenda! (it) |