Mention532011

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so:text A cavalcioni d'uno sgabello, con la sinistra sui nervi dello stinco e la coltella tenuta leggermente nella destra, si curvava sullo strumento a occhi socchiusi. Pareva annusarlo, tirarlo a filo. Chi meglio di lui avrebbe saputo ricavarne fette più sottili? Le prime, è vero, risultavano un po' incerte: non che non vi avesse la mano, ma per l'emozione. Come ogni grande concertista si lasciava impressionare. Al cinghiale, ad esempio, magro e asciutto com'era, il taglio involontariamente gravava sulla cotenna ancora pelosa, dalla parte dei bassi; sull'orso, poiché l'orso aveva dormito tutto l'inverno difeso dal grasso, le fette scorrevan giù ondulate, modulate a ricascar su se stesse, e l'effetto scivolato risultava come attutito. Così, non sapeva affettare un salame, né uno zampone di Modena. Neppure un cotechino o una bondiola di Cremona. Ciascuno il suo strumento, diceva. Ma se il prosciutto era armonico, grasso e magro ben distribuiti, allora lo faceva cantare. Cominciava dalla punta, quasi in sordina, a limarlo, stuzzicarlo quasi come un prosciuttino di spalla, zigo zago, scherzoso e cavava: setola, rancido, cotenna; poi piano piano, calando sul cantino, passava a sfogliarlo, adagio, sostenuto, fetta contro fetta senza staccare mai l'arco. (it)
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so:description I ghiottoni (it)
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Triples where Mention532011 is the object (without rdf:type)

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