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Fu dunque grazie a questa nomea che mi si aprirono le librerie dei più antichi monasteri, si schiusero scrigni, si svuotarono i ripiani e ne uscirono manoscritti, risvegliati e storditi dalla luce improvvisa dopo tanti secoli di sonno passati in quei bui sepolcri. Lì, preziosissimi volumi un tempo splendidi giacevano senz'anima, lasciati per terra a marcire nell'incuria o a imputridire, coperti dai nidi dei topi e straziati dai morsi dei vermi. In quei luoghi ritrovai libri dimenticati, che pure una volta indossavan porpora e lino, ricoperti di polvere e crini buttati per terra a far da casa ai tarli. Non potevo resistere e, nei ritagli di tempo mi perdevo tra quelle povere carte con un piacere ancora più grande di un raffinato speziale che si aggiri tra gli aromi della sua farmacia: così ritrovavo la spinta e l'oggetto del mio amore. (it) |