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Quand'era giovane diceva a se stesso: la vita è un toro da combattimento. Oggi pensava che era l'uomo un toro da combattimento. Ciò che si toreava in quell'arena, in centinaia di arene, ogni domenica, era l'uomo. Si uccideva la bestia al posto dell'uomo. Sarebbe stato meglio, certamente, uccidere l'uomo, e lo si era fatto, dalle due parti, durante la guerra, in cui capitava che l'avversario politico venisse toreato secondo tutte le buone regole, in un'arena cittadina, o in una piazza di villaggio, fino alla morte compresa. Cosa che disgraziatamente non si poteva fare in tempo di pace. Allora il toro assumeva su di sé tutto il destino umano, condensato in un quarto d'ora di corrida. E l'uomo veniva a vedere, rispettabile e in piena sicurezza, quello che senza tregua avrebbe voluto fare all'uomo. La Spagna rappresentava la passione dell'uomo, sotto la maschera della passione della bestia, come la Chiesa pretendeva di rappresentare la passione di un dio, sotto la maschera della passione di un uomo. (it) |