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Mi ricordo quando, da bambino, intorno ai dieci-unici anni, andai in gita a pescare con la scuola. Quando abboccò il mio primo pesce ero molto emozionato, ma non appena lo vidi dimenarsi, contorcersi con l'amo in bocca e saltare sul ponte della barca, per il dolore o per la paura, mi sentii agghiacciare. Gli adulti trovarono divertente la mia ingenuità, mi dissero che quelli del pesce erano solo riflessi. Eppure non c'era niente di automatico, di robotico nel modo in cui quel pesce stava reagendo. Come potevo non immaginare me stesso con un amo conficcato in una guancia che mi trascinava in un elemento nel quale non riuscivo a respirare? (it) |