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Questo apologeta dello squadrismo, questo fascista della prima ora, continuamente alla questua di soldi con cui campare la sua numerosa famiglia ; quest'uomo generoso che subito si mise di mezzo con Mussolini, nel 1938, quando l'antifascista Eugenio Montale stava per perdere, e poi effettivamente perse, il suo posto di direttore del Gabinetto Vieusseux a Firenze, questo tipo fuori delle regole, che non arrivava mai puntuale agli appuntamenti e scriveva articoli diversi da quelli commissionatigli; questo dandy che litigava continuamente con Anton Giulio Bragaglia, a chi dei due fosse il vincente nell'arte di sedurre e conquistare le donne; questo scrittore di razza che ebbe tra i suoi elogiatori Giuseppe Ungaretti, Emilio Cecchi, Enrico Falqui, il giovane Vasco Pratolini; questo spregiatore della borghesia che portava in giro il suo amico Gambetti, vestito in divisa da avanguardista, a far visita a quelli che a Gallian stavano più congeniali, gli artigiani anarchici che abitavano nel quartiere più «rosso» di Roma, San Lorenzo; quest'uomo bello e altero che in ogni cerino avrebbe voluto vedere il sintomo di un vulcano; quest'uomo, negli anni Venti e Trenta, era di casa nei giornali del suo amico fraterno Interlandi, da lui definito «un uomo vivo». Tanto di casa che un suo romanzo Nostro impero quotidiano, venne pubblicato da «Quadrivio» addirittura in 27 puntate, fra il 1937 e il 1938. (it) |