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Questo è il secondo giudizio che subisco in cui la democrazia sta seduta, insieme a me, sul banco degli accusati. Allora, oltre alle ferite dolorose della tortura, rimase registrata una foto, della mia presenza davanti ai miei agguzzini, nel momento in cui io li guardavo a testa alta mentre essi nascondevano il viso, con paura di essere riconosciuti e giudicati dalla storia. Oggi, quattro decadi dopo, non vi è prigione illegale, non vi è tortura, i miei giudici sono giunti qui attraverso lo stesso voto popolare che mi ha portato alla presidenza. Ho il massimo rispetto per tutti, ma continuo a testa alta, guardando negli occhi i miei giudici. (it) |