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Quanto a me, sto volentieri con loro, pur come povere creature; e i loro oscuri travagli mi tengono in più sollecitudine, che non le famose sventure, che prescrivono generale corrotto, e sono piante con false lagrime dagli insaziabili di ricchezze e di vanaglorie; il loro frustagno mi piace più delle porpore; e i loro spilli più delle corone: godo e m'attristo con loro, uno di loro; la loro casetta, «col piccolo cortile, cinto da un murettino» e «la chioma folta del fico che lo sopravanza», mi è più bella dei palagi colle statue nei vestiboli; e quel rumore dell'aspo di Lucia, «che gira, che gira, che gira», m'è più grato del plauso e di tutte le musiche che mi si fanno udire fuor per le mille finestre delle abitazioni reali. Chi spregia la loro scarsa refezione, commensale del ricco, «tiri fuor dal bicchiere il naso vermiglio», ed alzi la voce per «dar ragione a tutti. (it) |