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La notizia dello sconfitta arrivò in Italia nella giornata del 2 marzo. A Milano e in altre città dell'Italia settentrionale la gente si riversò nelle strade e occupò le stazioni per impedire la partenza dei rinforzi che dovevano imbarcarsi per l'Africa di lì a pochi giorni. Il bersaglio di quelle dimostrazioni era Crispi, colpevole di avere trascinato il Paese in una guerra difficile e sanguinosa. Molti spinsero la loro gioia sino a gridare "Viva Menelik! ", e il grido parve alla classe dirigente una assurda manifestazione anti-nazionale, una prova dei sentimenti eversivi che serpeggiavano nel Paese. Ma era anche il segno della fragilità della coscienza nazionale e dell'apparizione di una sinistra internazionalista, molto diversa da quella mazziniana e democratica che aveva contribuito alla unificazione dell'Italia. (it) |