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Sono sempre stato uno spettatore curioso di quello che ha fatto mio padre. Da piccolo lo chiamavo “baba carta”, perché non riuscivo a vederlo al di là dei manoscritti che ricoprivano la sua scrivania. Quando lavorava in Rai e non mi poteva ricevere mi portava in giro Bianca Pitzorno, che è stata la prima a farmi sedere davanti a una macchina da scrivere. Ho vissuto la situazione surreale di comporre una poesia a sei anni che venne trasformata in una ballata cantata in televisione da Bruno Lauzi. Ho sbirciato per anni dietro le quinte gli spettacoli di pupazzi di Tinin e Velia Mantegazza, ho assistito alle puntate del Dirodorlando condotto da Cino Tortorella e i cui quiz erano scritti da un giovane Tiziano Sclavi. Passavo i sabati con mio padre a casa di Ginetta, l’ultima compagna di Elio Vittorini e da Rusconi ho visto mio padre sviluppare il progetto editoriale della pubblicazione di opere come Le avventure di Tom Bombadil, Lettere da Babbo Natale, Mr Bliss, Il Silmarillion e Racconti incompiuti di J. R. R. Tolkien. Ho avuto la fortuna di incontrare scrittori come Liala, Moravia, Valerio Massimo Manfredi che debuttava come traduttore dell’Anabasi di Senofonte. Ho visto sui tavoli di mio padre le bozze di Andrea Vitali, di Loriano Macchiavelli, di Valerio Varesi, di Renato Olivieri. Insomma per uno come me che ama la letteratura è stato un bel luna park dove in silenzio ho ascoltato tutto e tutti con curiosità. Poi ho scelto come strade della mia creatività il rock e i fumetti, che mi hanno dato di che vivere e immaginare. (it) |