Mention553032

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so:text E che vita felice, tornata tu fossi in salute, io m'immaginava: pazzo! iddio nol volle. Coltiverò i miei campi, e sarà meco Delia a guardare al frumento, mentre l'aia sotto il sole ardente risuona al batter del grano; o vero mi guarderà nei tini ricolmi le uve e il mosto bianco pigiato da' piedi agili de' vendemmiatori. Ella s'avvezzerà a contare il bestiame, e il bambino della schiava nato in casa si avvezzerà a scherzare cianciando nel grembo della padrona che l'amerà. Ella imparerà ad offrire al dio della villa un po' d'uve per i frutti venuti bene, delle spighe per la prosperosa raccolta, un agnelletto pe 'l conservato bestiame. Tutti dipendano da lei, ella abbia cura di tutto: io avrò caro di non essere nulla in tutta la casa. Verrà il mio, e per lui Delia spiccherà dagli alberi più belli i frutti più squisiti, e, onorando un tant'uomo, gli userà ogni attenzione, gli preparerà di sua mano, gli servirà ella stessa le vivande preparate. Tali sogni io mi fingea, che ora Noto ed Euro disperdono traverso la balsamica Armenia. Spesso io mi provai a cacciare via col vino i tristi pensieri, ma il dolore convertiva in lacrime il vino: spesso ebbi un'altra in braccio, ma, sul momento del piacere, Venere mi ricordava la mia signora e venìa meno: allora la trista femmina partendo mi diceva stregato, e va contando che la mia donna sa le arti magiche. Oh non con parole d'incantamento; col bel viso e con le tenere braccia mi strega, mi strega la mia fanciulla con le bionde chiome, tale quale un giorno portata sur un frenato delfino venne in Emonia a Peleo la cerulea Nereide Teti. (it)
so:isPartOf https://it.wikiquote.org/wiki/Albio_Tibullo
so:description Elegie (it)
so:description Citato in Giosuè Carducci, Opere, vol. XXIX (it)
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