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Capisco come sia stato possibile per Spinoza trovare una felicità profonda ed intensa quando venne scomunicato, quando era povero, disprezzato e considerato sospetto sia dagli ebrei che dai cristiani. Il mondo degli uomini non mi ha mai trattato in tal modo, però il suo isolamento dall'universo della gioia dei sensi è in qualche modo analogo al mio. Egli amò il bene per il bene. Come tanti grandi spiriti accettò il suo posto nel mondo e si affidò ad un Potere superiore con la purezza di un bambino, credendo che Egli lavorava attraverso le sue mani e prevaleva attraverso il suo essere. Credeva assolutamente in Lui e anch'io. Mi sembra che l'ottimismo profondo e solenne debba provenire da questa ferma fiducia nella presenza di Dio nell'individuo. Non un remoto e inavvicinabile Governatore dell'Universo, ma un Dio vicinissimo ad ognuno di noi, presente non solo nella terra, nel mare e in cielo, ma anche in ogni puro e nobile impulso dei nostri cuori, "la fonte e il centro di tutte le anime, il loro solo punto di ristoro. (it) |