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Invano ha scritto Orazio che il popolo romano aveva una naturale inclinazione e disposizione felice alla tragedia; esso che seppe fare tante tragedie, che fu, come fu scritto, il genio tragico dell'universo, non conobbe l'arte avventurosa di eccitare coll'arte drammatica le grandi passioni. E questo è il giudizio che si deve in generale affermare dei popoli che da essi derivano, dei popoli neolatini. Io credo di aver più di una volta dimostrato in questi saggi come i drammaturghi spagnoli rifuggano dall'analisi psicologica e dalla pittura dei caratteri; dissi come i drammaturghi francesi alle profondità della passione preferiscano, se si fanno poche eccezioni, le astruserie del sillogismo e gli della dialettica; e così potrei dimostrare che gli Italiani sono da natura portati all'espressione lirica dei sentimenti e non all'espressione drammatica. (it) |