so:text
|
la letteratura russa dell'Ottocento ha ancora un mito di cui si nutre, con amore, furore ed odio: dovunque, da Puškin a Majakovski, proprio il Majakovski del Poema di Lenin, si riconosce il trauma cristiano; il trauma immedicabile della profezia, dello schiacciamento degli umili, della persecuzione, della liberazione, del demonio e della vita eterna. Una gigantesca teologia è esplosa, come quel meteorite, o forse astronave, che diede una gran fiammata sulla Siberia nei primi anni di questo secolo, e ancora ne portano segni rocce ed alberi; e di questa teologia esplosa, questi diamanti, e sassi arroventati, e selci che tagliano il corpo, di queste cose non fatte per mani d'uomo i «russi» hanno fatto una letteratura. (it) |