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Viene rimproverato allo Scarlatti di aver spesso sacrificato la musica alla poesia, fermandosi con compiacenza su ogni parola isolata, più inteso forse ad esprimere il valore dei vocaboli di quello che lo spirito generale della frase; se tal cosa è leggera imperfezione rimane ben nascosta da una modulazione ardita e dalle dissonanze, di cui lo Scarlatti usò largamente senza mai ferire l'orecchio, ma adoperandole quasi come pungoli per destare l'attenzione degli spettatori dopo una successione di accordi perfetti. (it) |