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Sulla distruzione gastropantagruelica, organizzata, ingentissima, di animali a sangue caldo eccessivamente miti quando cadono queste strazianti feste religiose, vale la pena che anche una pagina politica dica qualcosa. Trattandosi di un ottimo affare, industriale-commerciale e turistico, parlarne sveglia subito il cane politico, nella sua funzione di guardiano degli affari. Ma la faccenda riguarda un po' tutto. In quanto un consumo di massa è costume, è comportamento, e un consumo di massa che gronda sofferenza e sangue di esseri viventi non è un fatto privo di conseguenze...
Di conseguenze che la ragione calcolante non può mettere in percentuali. Si tratta di conseguenze che non si vedono. Ma nessun atto passa senza lasciare un segno. Tiratemi fuori dai libri un qualsiasi greco antico e vi dirà che uno o dieci animali sacrificati possono chiamarsi un rito propiziatorio, ma trecento-cinquecentomila messi in fila per macellazione in serie e poi a sgocciolare in giganteschi mercati refrigerati, per milioni di bocche indifferenti, e neppure affamate, in base a un appuntamento col calendario, sono peccato di Ybris, di Misura Oltrepassata, di legge divina violata, il più certo dei peccati in qualsiasi società o tempo, e l'unico che non resti mai impunito, l'unico che non sia perdonato. (it) |