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Essi, i miei connazionali, e soprattutto i miei corregionali, mi hanno aiutato un poco a farmi capire che cosa sono venuto a fare in America. Il primo impulso, la prima tentazione di uno di noi è di fuggire, imbarcandosi di nuovo sullo stesso piroscafo per tornare a casa. Il secondo stato d'animo consiste nel farsi una nicchia dentro questo mondo, nello starci a modo nostro ignorandolo: veri emigrati, anzi veri esuli, dalle facce lunghe, con una patina di tristezza che non si può dire, e che si riconosce anche su gente ch'è qui da trent'anni, e che magari ha fatto bene i suoi affari. Non credo che alcuna altra razza abbia conservato come la nostra questo carattere inibitivo, questa obiezione silenziosa.
Io cerco, come alcuni hanno cercato, di giungere a un terzo stadio: non dico di divenire americano, ma di comprendere, cioè di prendere in me, questo mondo. Una conquista dell'America?, naturalmente, ritorno a ricordarmi di quelle indimenticabili parole di Goethe, che ho sempre nell'animo a questo e a molti altri propositi. "Qui, o in nessun luogo, è l'America". Qui, cioè dentro di noi. (it) |