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Quando sta per lasciare la sfera del mondo cosciente, Nietzsche ritorna, tipicamente, a tutti gli amici del passato con i messaggi torinesi. Di questi, i due più lunghi e commoventi sono indirizzati a Burckhardt. Certamente non è facile afferrare un senso in queste righe esaltate, dove lucide intuizioni sono sopraffatte da vaneggiamenti folli. Prima che il sipario della pazzia scenda a difenderlo , Nietzsche fornisce a Burckhardt la chiave per comprenderlo: «alla fine sarei stato molto più volentieri professore basileese che Dio; ma non ho osato spingere così lontano il mio egoismo privato da omettere, per causa sua, la creazione del mondo». Queste parole hanno un significato, e non richiedono commenti. Ma Jacob Burckhardt continua a essere il «grande, grandissimo maestro» di Nietzsche: è giusto ricordarsi dei propri maestri, anche quando abbiamo dovuto abbandonarli. (it) |