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Fui uno dei primi italiani ad andare a giocare in Inghilterra. All'epoca molti si facevano problemi di qualità della vita, tra cibo e meteo, io ero affascinato da quegli stadi pieni e dalla gente così vicina al campo da gioco, a un metro dal guardalinee. Purtroppo in Italia il calcio era diventato uno sport non dico da signorine ma comunque troppo leggero: ogni contatto ci si accasciava atterra, si perdeva moltissimo tempo, falli cercati, barelle. Perciò scelsi un campionato dove gli arbitri fischiavano meglio, in cui si potesse entrare sull'avversario in maniera più veemente anche se corretta. Dopo tanti anni di gavetta e Serie A fu una bella chance: io ci arrivai un po' vecchio ma avevo voglia di giocare un calcio più fisico. (it) |