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Kleist non reca un Dio, pure le sue composizioni ci irradiano con tutto lo splendore di "misteri." Egli ha ridato all'intimo dell'uomo il mistero. Il suo "vero" non è una verità del mondo o dello spirito, e neanche l'assenza di menzogna. È il moto, senza segni né difesa né volontà, dell'intimo, sicuro nel suo pudore, onnipotente perché non conosce condizioni. Nessuno si purifica. Il destino è scoprirsi. Allora si percorre il cammino che si chiama "manifestazione dei sentimenti" finché l'anima diviene un elemento. Così soltanto è per Kleist degna di onore, ché così essa confina con un Regno. Una nuova bellezza comincia, che è come la bellezza dei movimenti di un animale, miti o minacciosi; l'opinione cede all'intimità, il valore alla necessità. E così, come si vive nella propria verità, vivere nella verità di una natura estranea è amore. (it) |