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Ma se Lucky Luciano aveva avuto il ruolo di regista del coinvolgimento di Cosa Nostra nei piani americani per lo sbarco, il basista – il responsabile dell'accoglienza che trasformò in una passeggiata l'operazione, valutata sulle carte ad alto rischio – era stato Calogero Vizzini. Don Calò, come lo chiamavano tutti, era il capo riconosciuto della mafia di Caltanissetta, su cui regnava proprio da Villalba. Personaggio in tutto diverso dal boss siculo-americano, che lo aveva indicato come referente sul territorio, Vizzini aveva alle spalle una storia di angherie e di prepotenze tipiche dei mafiosi di campagna. Nato nel 1877 in una famiglia che vantava uno zio vescovo e due fratelli preti, fin da piccolo aveva rivelato un temperamento deviante. La condizione borghese, che gli veniva soprattutto dal padre della madre, la gnura Turidda Scarlata, e l'atmosfera di pia devozione che aveva respirato sin da bambino, con i due fratelli ritiratisi in seminario, avevano indotto in lui una reazione opposta, facendone uno scapestrato. Un incosciente che ancora ragazzo, alla fine dell'Ottocento, si spingeva a sfidare i banditi, pronti a depredare chiunque osasse passare per le loro strade. (it) |