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A oggi solo cinque federazioni hanno professionisti e sono solo settori maschili, le donne invece: tutte dilettanti. Non è una differenza da poco: oltre che guadagni in media inferiori al 30 per cento, le dilettanti non hanno una serie di tutele a cominciare dalla previdenza sociale, l'assistenza sanitaria, la pensione. Il professionista costa ai "datori" di lavoro, gli altri sopravvivono in genere coi gruppi sportivi militari che danno garanzie e stipendio trasformando l'attività agonistica in statale. Quando concludono la carriera sportiva, le donne non hanno un futuro visto che il nostro sistema scolastico e sportivo viaggiano su binari diversi. Lo raccontava anche la velista Conti, costretta ad abbandonare gli studi. La cosiddetta dual career, la carriera duale, deve essere uno dei nostri obiettivi di civiltà. È tutta la casa dello sport che ha bisogno di essere modernizzata. (it) |