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Non ho studiato gli abiti del tempo o cose del genere. La data dell'evento mi sembrava poco essenziale, così come lo è la distanza dal presente. Volevo interpretare un inno al trionfo dell'anima sulla vita. Per dare il senso di verità, ho evitato gli "abbellimenti". Ai miei attori non era consentito toccare trucco e cipria. Ho anche infranto la tradizione dell'allestimento del set. Rudolph Maté, con la macchina da presa, ha compreso le esigenze di dramma psicologico nei primi piani e mi ha dato ciò che volevo, quel che sentivo e pensavo: un realizzato misticismo. Ma grazie alla Falconetti, che interpreta Giovanna, ho capito che potrei permettermi, con un'espressione audace, di chiamare "reincarnazione della martire. (it) |