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ma non è un mondo fisico di cui Rilke canti la metamorfosi; è il mondo dei moti umani ancora e sempre, che riduce e simula i moti cosmici; è ancora, perduta nell'universo, la terra, intrisa d'umanità che sola lo esalta: consolare di un po' d'eternità l'effimero deve l'uomo, celebrare è la missione del poeta. E se nelle Elegie, nei Sonetti e in alcune ultime poesie si rievocano le cose ormai in fuga – temi, profili, eco di puri nomi – nel breve rammemorare non è minore intensità che nel lungo indugio, cui l'amore l'aveva curvato in altri tempi, nel Libro delle Immagini o nelle Poesie nuove.
Da quello sguardo di commiato sono avvolte le "cose" in una luce che le riarde, e sfumano come in un vapore di lagrima; figure d'antichi miti esalano in musica. "Lontano, oscuro sulla soglia chiara" Orfeo saluta Euridice travolta nel buio. (it) |