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, da quel suo modo di parlare tutto ad incisi che s'incastonavano l'uno dentro dell'altro come gli anelli di una catena, da quelle divagazioni che si accavallavano, da quel suo dialetto romagnuolo che di tanto in tanto saltava fuori, vivace e caratteristico, si sentiva in lui il poeta.
E fu veramente il poeta dell'architettura – non il poeta classico dalla forma semplice, corretta, dalle linee castigate e severe – ma il poeta romantico dagli ardimenti liberi, dalle immagini audaci, dalle antitesi arrischiate. – Qualcuno lo disse il Victor Hugo della curva. Il paragone era giusto. Solo che le sue liriche le lasciò solidificate in monumenti che restano, e uno di questi si chiama la Galleria di Milano. (it) |