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La via di parola ha in sé il sentiero del giorno e quello della notte. Non a caso il poema di Parmenide comprende due parti. Cosa esattamente contenga la seconda e perché sia tale è un antico problema filologico ed esegetico che qui non interessa affrontare e che già Platone, del resto, denunciava nella sua ambiguità. Infatti, non è possibile separare l’essere e la parola senza identificarli e non è possibile identificarli senza, ipso facto, separarli. La “simulazione” è immediata e strutturale. L’essere umano è un simulatore proprio perché è l’essere della verità. Non può dire la verità senza mentire e viceversa. In questo senso è l’essere della mediazione, l’essere che sta nel mezzo, come Lei felicemente ricorda, cioè l’essere che “lavora” a tradurre l’immediato vivere in conoscenza, ovvero in processo transferale. Dio e la natura non lavorano, l’essere umano sì, anzitutto nel dare nome al frutto della sessualità; essa allora dispone gli umani nel medio relazionale dei genitori e dei figli, dei fratelli e delle sorelle, offerti, realmente o simbolicamente, in sacrificio al Dio, cioè alla comunità dei parlanti. Il '900 non può stare senza Freud, la psicoanalisi non può stare senza la filosofia, almeno secondo me. (it) |