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Ho cercato di vedere film che non rappresentassero questi stereotipi. Il primo è stato Gioventù bruciata con James Dean, ma quello a me più caro è stato Ai nostri amori di Maurice Pialat. La forza di quel film, e di tutto il cinema di Pialat, è stata quella di evitare le trappole della narrazione e arrivare al cuore dei personaggi, lasciandoli vivere la carne e le ossa e il sangue e gli altri fluidi biologici della loro vita. Si connetteva al pubblico perché i personaggi erano le stesse persone che sedevano nel cinema. Ecco che la mia arroganza si mostra: volevo provare a me stesso di poter fare il film come Pialat, con lo stesso punto di vista, evitando la prospettiva dello script in tre atti... (it) |