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Lussureggiante versione coppoliana del più classico dei mostri cinematografici e pubblicizzata come aderente al romanzo di Bram Stoker, in realtà lo tradisce sin dall'inizio, con un melodrammatico prologo che recepisce l'origine del vampiro – sostenuta successivamnete al romanzo – da Vlad Tepes l'Impalatore, con il corollario, inutilmente romantico e poco credibile, della perduta compagna e del suo ritrovamento dopo secoli . Come se fosse necessario dare a Dracula una motivazione così banale. Lo spettacolo è sontuoso, quasi estenuante, ricco di suggestioni visive e di tocchi morbidamente erotici che ne rappresentano la parte migliore e nei quali rifulge Sadie Frost. Però manca clamorosamente di carisma nei ruoli centrali: il Dracula di Oldman è un vacuo tour de force attoriale che non raggiunge né la mostruosa essenzialità di Max Schreck e Klaus Kinski, né l'imperiosa sicurezza di Christopher Lee, né l'aliena minacciosità di Bela Lugosi, mentre il Van Helsing di Hopkins è quasi una caricatura che spinge a implorare: Peter , dove sei? (it) |