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Ogni volta che le cose mi sono andate bene è perché mi sono affidato alle storie. Mi metto nei panni dello spettatore quando decido di fare qualcosa, mi chiedo se avrei voglia di vedere quel film, se nel buio della sala imparerei qualcosa, se mi emozionerei, se ne sarei sorpreso. Come per un buon libro, vorrei condividerlo? Come quando ascolti una grande canzone e non vedi l'ora di dirlo. Metto a me stesso questo tipo di pressione, perché voglio che la gente senta di non aver sprecato i propri soldi per vedere il film. E non voglio nemmeno che pensi di aver visto per la terza o quarta volta la stessa storia. Voglio fare dei sequel, ma devono essere tanto buoni quanto l'originale. Metto questo tipo di pressione perché credo nel pubblico e ci credo così tanto che non taglio qualcosa perché mi dicono "no, questo è troppo forte, la gente non vuole vederlo!" Io penso che invece abbiano bisogno di vederlo, perché può essere importante nell'economia della storia, perché quel qualcosa può dare più valore a ciò che accade dopo. Non ero tanto bravo in matematica, ma sento la matematica nei film, per come tutto si somma nel fare una buona storia. (it) |