Mention613369

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so:text La realtà mi sembrava una ripugnante caricatura dello Stato del Sogno. Oramai mi dava sollievo soltanto il pensiero di scomparire, di morire. Mi aggrappavo alla morte con tutto il fervore di cui ero ancora capace. L'amavo in un'estasi, come se fosse stata una donna, ero perso in lei. Nelle notti che seguirono, piene di luce lunare, mi abbandonavo completamente a lei, la contemplavo, la sentivo, e godevo di una voluttà ultraterrena. Vivevo nell'intimità di quell'immensa sovrana, di quella gloriosa signora del mondo, la cui bellezza è indescrivibile per tutti coloro che la sentono. Era la mia ultima, la mia più grande felicità. La riconoscevo in ogni foglia caduta, nell'erba bagnata, persino in una zolla di terra. Cedere alle sue carezze feline, percepire come amplessi d'amore le sue distruzioni, ciò mi rendeva felice! Pensavo alla mia morte come a una gioia grandissima, celeste, come all'inizio di una eterna notte nuziale. Come tutto si rivolta contro di lei, e come sono buone le sue intenzioni! In ogni volto cercavo ansiosamente i suoi segni, nelle pieghe e nelle rughe della vecchiaia scoprivo i suoi baci. Sempre nuova mi appariva; e com'erano squisiti i suoi colori! I suoi sguardi risplendevano così seducenti che anche i più forti dovevano cedere, e allora lei gettava la sua maschera e senza mantello il morente la vedeva circondata da diamanti, nei riflessi di mille sfaccettature. (it)
so:isPartOf https://it.wikiquote.org/wiki/Alfred_Kubin
so:description L'altra parte (it)
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