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È singolare che tra i seguaci di Bucharin e Rykov fosse anche il più in vista tra i capi dei sindacati russi,. Egli è uno scettico, politico realista, che aveva accettato come un fatto indiscutibile il carattere agricolo dell'economia russa: secondo lui l'operaio russo non doveva correr dietro a chimere, ma cercar di farsi nelle condizioni attuali un tenore di vita quanto migliore possibile. E se il paese si lasciava rovinare dagli esperimenti utopistico-socialisti, chi ne avrebbe avuto maggiormente a soffrire sarebbe stato proprio l'operaio, che avrebbe di nuovo sofferta la fame. (it) |