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Il '48 italiano annoverò fra le sue presenze più clamorose un eroe russo, Victor Andreevic Kravcenko. Di professione era ingegnere industriale. Trovandosi negli Stati Uniti come funzionario della Commissione sovietica per gli acquisti di materiale bellico, accumulò una nutrita documentazione sullo spionaggio sovietico in America e, in genere, sulle attività "antinazionali" in quel paese. Ricco di questo suo dossier, Kravcenko ruppe ogni rapporto con la madrepatria. Fece molto rumore la sua deposizione sulle "trame" anti-americane davanti al Congresso. Albeggiava il maccartismo. In Italia, la testimonianza di Kravcenko venne pubblicata nel 1948, con prefazione di Edilio Rusconi. Assai maggior successo ottenne in agosto l'uscita, presso Longanesi, del volume Ho scelto la libertà, traduzione fedele dell'opera I choose freedom, apparsa in America due anni prima. Se padre Lombardi fu un protagonista delle settimane preelettorali, Kravcenko fornì ai vincitori del 18 aprile la riprova di essere nel giusto. Le colpe del regime sovietico venivano sviscerate in 860 pagine ricche di pathos. (it) |