so:text
|
Le lane tinte, la cannella, l'olio, le essenze, il forte sentore di pepe delle strade, le minuscole botteghe degli artigiani, gli asini grigi e lenti sotto il peso dei loro fardelli, tutto ciò non era «esotismo» per noi, tutt'altro: era l'infanzia, era una patria ritrovata. Quello splendido Marocco, ci apparve allora come la terra della giovinezza stessa della nazione, con le sue ville fresche e ombreggiate, costruite da poco; Rabat meravigliosa e simpatica tra le sue foglie, le vecchie residenze nobiliari, i profumi, i giardini, l'architettura fiorita; e la Kotoubia, sotto il cielo profondo di Marrakech, che dominava i mercati, e Fès alta sule Mérinides e al di sopra dei sentieri boschivi che conducono a Volubilis, la città santa a forma di stella di mare, Moulay-Idriss, interdetta ai Cristiani, dove mio papà e mia mamma, che si erano smarriti a cavallo, avevano trascorso una notte a venticinque anni. Ritrovavamo dunque ad ogni passo i nostri più lontani ricordi, che andavano addirittura oltre la nostra stessa nascita. (it) |