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Tutto ciò che mira ad agire sull'uomo – comprese le religioni – è contaminato da un sentimento grossolano della morte. Ed è per cercarne uno più veritiero, più puro, che gli eremiti si rifugiavano in quella negazione della storia che è il deserto, che giustamente paragonavano all'angelo poiché, sostenevano, entrambi ignorano il peccato, la caduta nel tempo. È lì che il solitario si ritira, non tanto per accrescere la sua solitudine e arricchirsi d'assenza, quanto per far salire dentro di sé la nota della morte. E per udire questa nota, dobbiamo collocare in noi un deserto... Se vi riusciamo, degli accordi ci attraversano il sangue, le vene si dilatano, i nostri segreti così come le nostre risorse appaiono alla nostra superficie dove il disgusto e il desiderio, l'orrore e il rapimento si confondono in una festa oscura e luminosa. (it) |