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Ma la vitalità del libro sta anche nell'esuberanza e nell'eccesso di un linguaggio che passa dal discorso filosofico, scientifico o letterario allargot della subcultura gay senza perdere una battuta, come nella mini-lectura Dantis del capitolo III; dalla terminologia psicoanalitica più specialistica alle espressioni gergali più colorite ai neologismi più spinti ; dalla citazione colta all'insulto velenoso, sottile o grossolano; da metafore di timbro surrealista o degne della poesia metafisica di un John Donne agli incisi autoironici di puro gusto camp . Il ritmo stesso della scrittura, a volte incontenibile, a volte rallentato dalle reiterazioni e dal disordine dei paragrafi, mima il perverso polimorfismo di quella forza erompente e dilagante che Mario chiama transessualità. (it) |