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Ho detestato un sacco di libri che ho letto sull'Italia. C'è gente che ha odiato letteralmente il paese o disprezzato il suo modo di vivere fino a sfiorare l'odio; e non mi disturba leggere il loro sfogo anche se non lo condivido. Ma non condivido, spero, la malattia assai peggiore, perché assurda ma diffusa, di chi cade ai piedi del centauro in un mare di adorazione sentimentale. Questa malattia è cronica tra gli anglosassoni e i tedeschi. L'Italia, nella loro allucinazione, è il luogo dove la vita è vissuta pienamente; dove ci si spoglia delle inibizioni; dove un tubercolotico muore felice sui gradini di San Pietro sussurrando qualche nota smozzicata di «'O sole mio» e bevendo alla coppa della vita fino in fondo, fino all'ultimo spasimo di tosse. Per fortuna, una qualità comune a quasi tutti gli italiani è quella d'essere immuni da sentimentalismi. (it) |