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Il mio modo di fotografare richiede un elemento antropologico. Una strada non è una strada, o una finestra non è una finestra se non c'è la presenza umana. So bene che tutto può essere inventato, costruito, falsificato. Viviamo nel regno dei doppi, delle teorie sulla scomparsa dell'originale, delle seconde vite. Ma se accettassimo il principio che il falso è più aderente alla realtà del vero, cadrebbe il rispetto per il mondo, per ciò che vi accade veramente. O quanto meno finiremmo con il confondere storia, cronaca e propaganda. Quando vedo la foto di un bambino iracheno tra le braccia di un marine ho il forte sospetto che sia stato l'ufficio stampa della sua divisione a suggerirglielo. (it) |