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Di Moravia mi limiterò a dire che è un buon narratore ma un accorto e zelante amministratore di quella politica culturale che in Italia promette quattrini e potere. Di Montale, malgrado abbia vinto il premio Nobel, penso che non sia andato aldilà di una poesia fondata sui presupposti di un pessimismo di maniera voglio dire di un pessimismo prefabbricato e non sostenuto da una reale esperienza esistenziale, né da una visione leopardianamente profonda del mondo. Si è parlato di aridità, di processo nullificante, di un mondo che approda al niente: parole che fanno colpo su quella media e piccola borghesia come crede serio chi verseggia in modo tetro e con una cadenza che ha generato, in Italia, tanti poetini montaliani. (it) |