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Campioni d'Italia, finalmente! Il diciannovesimo scudetto dell'Inter è arrivato alle 16:52 del 2 maggio 2021. Mancava da dieci anni, undici mesi e quattordici giorni. Sono andato a riprendere la mia bandiera a scacchi nerazzurri dalla cassapanca dove stava dal 2010, e l'ho appesa al balcone. Luminosa come sempre: aveva soltanto bisogno d'aria. E l'aria è arrivata. Un vento impetuoso. Uno scudetto speciale, questo dell'Inter. Perché mancava da tanto tempo, perché ricompensa la pazienza, perché ha riempito il silenzio degli stadi vuoti, perché premia le ossessioni romantiche di Antonio Conte. Perché abbiamo, finalmente, una formazione da imparare a memoria. Uno scudetto speciale perché segna un cambio di stagione. La sconfitta della Juventus, dopo nove scudetti consecutivi, era opportuna. Vincere sempre è controproducente. Nello sport, e non solo. La felicità diventa semplice sollievo per il dispiacere evitato. I festeggiamenti juventini, negli ultimi anni, erano diventati una sorta di doveroso rituale. In ogni d'angolo d'Italia, s'è rivisto l'entusiasmo fanciullesco di una volta. Perché la gioia della vittoria, quasi sempre, è proporzionale all'intensità dell'attesa e al ricordo della sconfitta. Per noi interisti la meraviglia del 19° scudetto è figlia delle tante delusioni che l'hanno preceduta. Saper perdere aiuta a vincere. Non vale solo per le società, i dirigenti, gli allenatori e i giocatori. Vale anche per noi tifosi. La lezione della sconfitta è il valore pedagogico dello sport, quello che dobbiamo insegnare ai nostri figli. So che per alcuni lettori juventini potrà sembrare una provocazione, invece vuol essere una consolazione. Torneranno a vincere. Non troppo presto, mi raccomando. (it) |