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Non avevo mai visto da vicino Cécile Sorel, quando essa mi apparve, per la prima volta, di lontano, sul palcoscenico allestito nella corte d'onore degli Invalides per le feste celebrative del bimillenario di Parigi. Drappeggiata in una sontuosa cappa di Schiaparelli a strascico di lamé d'argento e porpora, dritta su un podio sotto la statua di Bonaparte, accolse a braccia spalancate lo scrosciante omaggio, sincopato dalle salve di artiglieria, dei cinquemila spettatori ammassati nell'immenso cortile. Sorrise. Sfiorò con uno sguardo altero le teste della folla, lo alzò verso l'imperatore, ma senza implorazione né umiltà, da pari a pari. Poi, in un silenzio di tomba, prese a modulare l'ode di Bruyez: "Vous qui êtes morts pieusement pour la patrie...". Ed era una voce incredibilmente limpida e squillante, senza traccia di ruggine. (it) |