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Amava ciò che è piccolo. «Infinitamente più delicata e tremenda è la presenza dell'immenso nel piccolo che non la dilatazione del piccolo nell'immenso». Aveva un senso sovrano del limite, del confine – lei, così smisurata nell'animo. La sua dimensione nativa fu l'aforisma; e la sua prosa mancò sempre della fluidità, del senso del tempo, della fluttuazione, sacrificati alla concentrazione. Piccole gemme, preziosità senza castone − e, attorno, un vago velo diamantino o iridescente. Sognava di essere leggerissima: ma non lo fu mai, perché era troppo grave e tesa, troppo drammaticamente e fisicamente viva in ogni riga della sua scrittura. (it) |