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Un pomeriggio del settembre '54 con Amedeo Majuri e Augusto Cesareo andammo a rivedere Piazza del Mercato e quel che la guerra ne ha lasciato. Spettacolo triste. Il guasto e la polvere avvolgevano ugualmente l'arco di Sant'Eligio e la facciata gotica di San Giovanni a mare. E, di fronte, il piedistallo di «Marianna 'a capa 'e Napule» era vuoto. Vi appoggiava le spalle una bellissima venditrice di pannocchie bollite, una «spicaiola». «Signò», ci disse, «l'hanno luvata stammatina. Dice mettono dinto 'o Municipio. Mo ce stongh'io...» La Cibele era stata tolta, per trovar posto nel Cortile del palazzo del Municipio e lei, la bellissima, diceva: «La sostituisco io». Tanto è stretta la parentela tra i napoletani e gli dèi. (it) |