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egli, fra tutti gli scrittori italiani, non solo ebbe in vita tanta gloria quanta forse neppure il Marino, e favori di donne e di sovrani e giovinezza avventurosa seguita da vecchiaia placida e lauti agi, nei quali precorse alle grandezze di certi scrittori del secolo XIX così da spolpare tutto un buon patrimonio e poi farsene un altro e lasciare un'eredità di centotrentamila fiorini; ma anche dai posteri ebbe affettuosa simpatia e condono di quella troppa gloria ch'ebbe ai suoi tempi e che la critica per solito considera come un anticipo da sottrarre al credito dei poeti. La terza Roma gli alzò, prima che a Dante, una statua: la quale, collocata nel cuore della città, fu poi trasferita altrove per far posto alle tranvie: destino lievemente canzonatorio, ma non tragico, su per giù come quello che incombe agli eroi dei suoi melodrammi. (it) |