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Confesso di non essere mai riuscito, prima di oggi, a leggere per intero un libro di Mario Soldati, e l'ostacolo era sempre uno solo: la sottigliezza. Certo, anche Proust, per esempio, è sottile, ma si ha sempre l'impressione che lo è perché non può farne a meno, perché le cose e gli uomini sono così, tanto più nel riflesso esasperato della memoria. Invece la sottigliezza di Soldati è programmata, è una manifestazione dell'onnipotenza del soggetto, ciò che non torna, poiché l'onnipotenza cerca naturalmente la semplicità. È la resistenza dell'oggetto che crea le complicazioni. Qui la sottigliezza è tutta nel soggetto, che si compiace della sua immensa acutezza e della sua pressoché totale capacità di risolvere i problemi più ardui. Il risultato è che il narratore diventa più importante della storia narrata. Diavolo d'un uomo! Se non fosse già Mario Soldati, meriterebbe di esserlo. (it) |